IN CAMMINO CON I POVERI

(articolo pubblicato su “Avvenire” in data 3 novembre 2019)

 

Papa Francesco più di una volta ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto e gridare quello che oggi non fa piacere sentire: i poveri non interessano a nessuno. Se anche noi cristiani ce ne disinteressiamo, spranghiamo la porta a Gesù Cristo presente, vivo e vero nel povero, e ci trastulliamo solo con l’adorazione eucaristica: con un’ostia fin troppo asettica che non ci contamina le mani e la vita come le carni del bisognoso. 

Sui territori della Diocesi di Avellino vivono circa 166.000 abitanti. Un numero che dice di una realtà di provincia, apparentemente lontana dai problemi che attanagliano le grandi città. Si vuol dire con questo che in un territorio come quello della Diocesi di Avellino, la povertà non appare in tutte le sue sfaccettature; ad esempio quando viene vista principalmente come la conseguenza di mancanza di lavoro, ipotesi suffragata anche dalle 8.654 domande di richiesta del reddito di cittadinanza, 1.210 nella sola città di Avellino, registrate nel mese di luglio di quest’anno, a fronte delle 7.223 domande presentate nel 2017 per beneficiare del Reddito di inclusione sociale. Un aumento che sembra giustificato dalle aspettative di lavoro, promesse dal reddito di cittadinanza. Tutt’altra cosa dicono invece i racconti di vita delle persone in povertà, accolte negli 8 Centri di Ascolto (uno operante nell’istituto di pena di Bellizzi Irpino), presso il dormitorio e la mensa della “Casa della fraternità Mons.  Antonio Forte”. Opere segno, nate dalla carità operante dei fedeli della Diocesi di Avellino. Questi racconti che in parte si è potuto sintetizzare nei numeri con l’ausilio della piattaforma di Ospoweb della Caritas Italiana, dicono di una realtà fatta di fatiche, solitudini, deprivazioni quotidiane, di sofferenza negli affetti e nelle relazioni familiari che in maniera trasversale, toccano tutte le fasce di età, tra cui 388 minori, il cui futuro non è difficile immaginare quale possa essere. Restando ai numeri, nel 2018 sono state 795 le persone, italiane e straniere, di cui 361 uomini e 434 donne, che hanno bussato alla porta dei Centri di Ascolto. Di queste solo il 35,34% risulta coniugata, molti i separati e i divorziati. Il 60,89% non va oltre la scuola dell’obbligo, oltre la metà risultano disoccupati o in cerca di prima occupazione, solo il 6,91% gli occupati, perlopiù in lavori part time, saltuari quando non in nero. Tra gli italiani il 17,39% vive da solo mentre tra gli stranieri vive da solo il 28,67%. Il 55,59% vive con familiari o parenti, le rimanenti persone vivono in nuclei familiari non tradizionali. Nell’insieme sono risultate 2.490 le persone che vivono in nuclei familiari, tradizionali e non. Nel 2018 inoltre sono stati erogati 22.101 pasti; 112 persone, tra loro 23 italiane, tra cui anche donne con bambini, sono state ospitate presso il dormitorio, ognuna mediamente per un mese. 2.736 gli interventi effettuati di orientamento ai servizi, aiuti allo studio, consulenze, colloqui di sostegno, aiuti materiali diversi. In conclusione, da questo breve quadro sinottico, traspare l’opera di affiancamento svolta dalle opere segno della Caritas Diocesana di Avellino al cui centro viene messa la persona nella sua globalità.

Appare sempre più evidente che nelle pieghe delle nostre comunità, sempre meno opulente, si insinuano con la forza di cunei, le donne e gli uomini concreti che vivono ricacciati nelle periferie reali ed esistenziali, ai margini del sistema, ai quali non è riservata alcuna possibilità di futuro. Queste persone sono la parte con la quale stare. Madre Teresa di Calcutta chiedeva alle sue sorelle di dormire per terra perché così avrebbero potuto far propria l’urgenza del disagio dei poveri. Anche in Irpinia ci sono tante persone che, se proprio non dormono per terra, sono tuttavia davvero felici di stringersi un po’ per fare posto alle sorelle e ai fratelli in difficoltà.

 

Carlo Mele, direttore della Caritas di Avellino